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- domenica | 20 Dicembre 2020
- Tutto il giorno
L’attesa (clessidra) è finita,
Giuseppe della casa di Davide (stella) prenderà in sposa Maria.
Un Angelo (ala) annuncia alla Vergine che il figlio che concepirà sarà chiamato figlio dell’altissimo e siederà sul trono di re Davide (corona).
Il Bambino è il germoglio che spunta dalle radici di Jesse.
Attraverso la stella (simbolo di Davide) si vuole valorizzare la profezia e la discendenza davidica di Gesù per parte di Giuseppe.
VIENI SIGNORE, PONI LA TUA DIMORA TRA NOI
San Paolo, scrivendo ai cristiani di Roma, annuncia che il mistero, «avvolto nel silenzio per i secoli eterni», si è ora manifestato (II Lettura). La promessa si compie nella storia. Nell’annuncio dell’angelo a Maria (Vangelo) si attua, infatti, ciò che Natan aveva profetizzato a Davide (I Lettura). Al suo re, che avrebbe voluto costruirgli una casa dove abitare, Dio capovolge la prospettiva: lui stesso – Dio – avrebbe donato a Davide e all’umanità tutta un discendente, nel quale e attraverso il quale avrebbe dimorato per sempre in mezzo al suo popolo. Non il tempio che Davide vorrebbe edificare, ma il Figlio di Dio che assume, attraverso Maria, la nostra carne, è il Dio-con-noi, cioè la vera dimora di Dio nella storia e tra gli uomini. Perché questa inaudita promessa si realizzi è però necessario il «Sì» docile di Maria, secondo la logica dell’alleanza: Dio opera gratuitamente a nostro vantaggio, ma suscitando e attendendo la risposta della nostra libertà. Per questo motivo anche san Paolo sottolinea la necessità che «tutte le genti giungano all’obbedienza della fede». È la fede di Maria, è la nostra fede, a diventare spazio aperto e disponibile nel quale Dio può operare le sue meraviglie. Luca Fallica, Comunità Ss. Trinità di Dumenza |
Meditiamo insieme
Per celebrare in modo proficuo il Natale, siamo chiamati a soffermarci sui “luoghi” dello stupore. E quali sono questi luoghi dello stupore nella vita quotidiana? Sono tre. Il primo luogo è l’altro, nel quale riconoscere un fratello, perché da quando è accaduto il Natale di Gesù, ogni volto porta impresse le sembianze del Figlio di Dio. Soprattutto quando è il volto del povero, perché da povero Dio è entrato nel mondo e dai poveri, prima di tutto, si è lasciato avvicinare. Un altro luogo dello stupore – il secondo – in cui, se guardiamo con fede, proviamo proprio lo stupore è la storia. Tante volte crediamo di vederla per il verso giusto, e invece rischiamo di leggerla alla rovescia. […] Questo è il secondo stupore, lo stupore della storia. Un terzo luogo dello stupore è la Chiesa: guardarla con lo stupore della fede significa non limitarsi a considerarla soltanto come istituzione religiosa, che lo è; ma sentirla come una Madre che, pur tra macchie e rughe – ne abbiamo tante! – lascia trasparire i lineamenti della Sposa amata e purificata da Cristo Signore. […]. La Chiesa madre che sempre ha le porte spalancate e le braccia aperte per accogliere tutti. Anzi, la Chiesa madre che esce dalle proprie porte per cercare con sorriso di madre tutti i lontani e portarli alla misericordia di Dio. A Natale Dio ci dona tutto Sé stesso donando il suo Figlio, l’Unico, che è tutta la sua gioia. E solo con il cuore di Maria, l’umile e povera figlia di Sion, diventata Madre del Figlio dell’Altissimo, è possibile esultare e rallegrarsi per il grande dono di Dio e per la sua imprevedibile sorpresa. Ci aiuti Lei a percepire lo stupore – questi tre stupori l’altro, la storia e la Chiesa – per la nascita di Gesù, il dono dei doni, il regalo immeritato che ci porta la salvezza. L’incontro con Gesù farà sentire anche a noi questo grande stupore. (papa Francesco, angelus IV Domenica di Avvento 2015) |